L’elenco floristico delle cave di Marocco comprende 308 specie divise in 209 generi e 78 famiglie. Non tutte le specie hanno un valore significativo nel contesto vegetazionale o di valore ambientale, ma rimane il dato sulla ricchezza e sulla potenzialità biologica delle cave di Marocco. Infatti in confronto con altre realtà simili presenti nel vicino territorio, le cave di Marocco hanno dimostrato una maggiore biodiversità in relazione alla loro estensione (fig 1). I dati sulla flora delle cave di Gaggio e di Martellago provengono da tesi di laurea (Nicoletti, 1993; De Pieri, 2000).
L’elenco floristico rivela altri aspetti. Un dato interessante è l’abbondanza di specie legate al genere Carex, ad ulteriore dimostrazione dell’identità delle cave come area umida. Questo spiega anche il relativo alto numero di specie del genere Juncus e Polygonum. Anche alcuni generi tipicamente prativi sono ben rappresentati (Ranunculus, Poa, Rumex, Veronica, Euphorbia), e infatti i prati, le macchie prative e i bordi erbosi dei canali e fossati coprono una buona percentuale del territorio delle cave. Non mancano inoltre alcuni rappresentanti di generi con specie per lo più arboree come Populus e Prunus.
Altra analisi utile e opportuna una volta acquisito l’elenco delle specie di un territorio è quello dello spettro biologico (fig.2). La forma biologica, descritta per ogni specie dell’elenco floristico, fa riferimento agli adattamenti a cui ricorrono le piante per proteggere le gemme durante la stagione avversa e ha una importante relazione con il tipo di ambiente in cui la pianta vive. Ne risulta un sistema semplice per capire le relazioni fra ambiente e organismo e in particolare tra clima e flora. Uno spettro biologico, oltre a dare immediate informazioni ecologiche adattative della flora in esame, offre anche indicazioni sull’ambiente in riferimento al suo clima. Sulla base di questa classificazione e sulla dominanza delle emicriptofite possiamo ribadire l’appartenenza delle cave di Marocco alla fascia temperata dell’Italia continentale.
Segue l’analisi dello spettro corologico (fig.3). La corologia è una branca della geobotanica ed è la scienza che studia la distribuzione delle piante sulla superficie terrestre. Infatti ogni entità vegetale si sviluppa spontaneamente in una determinata area geografica, chiamata areale, che possiede tutte le caratteristiche ecologiche in grado di favorire la crescita di quella pianta e che, per definizione, è l’insieme dei punti geografici in cui viene ritrovata una specie (località di rinvenimento). Quindi conoscere l’areale di una specie significa avere informazioni riguardanti la sua ecologia o la sua tolleranza ai fattori ambientali o, ancora, la sua storia. La “scienza degli areali” si occupa sia di singole entità vegetali sia di intere flore, elaborando rappresentazioni cartografiche e diagrammi d’insieme tra cui lo spettro corologico. Esso permette di rappresentare le relazioni tra tipi corologici della stessa flora in un diagramma unico.
I dati rappresentati nello spettro corologico evidenziano la maggiore percentuale del gruppo delle eurasiatiche, rispetto a tutti gli altri. E’ un valore in perfetto accordo con l’attribuzione fitogeografia delle cave di Marocco al Dominio Centroeuropeo. Spicca poi il dato delle specie ad ampia diffusione: cosmopolite, subcosmopolite e avventizie. L’alto numero di specie di questo tipo è dovuto in parte al fatto che le specie igro-idrofile, componenti importanti di questa flora, sono considerate dalla bibliografia nazionale specie a larga diffusione, per la relativa stabilità del loro ambiente anche in regioni geografiche lontane. La percentuale di avventizie, tra cui molte specie sinantropiche, dimostra invece l’influenza da parte dei coltivi, dei grandi giardini delle ville limitrofe e dei vicini vivai sulla flora delle cave. Anche le opere di bonifica con ricoprimenti di alcune cave dismesse con terreno di riporto può aver causato la diffusione di piante estranee alla nostra flora. Altro gruppo moderatamente rappresentato è quello delle mediterranee, stenomediterranee ed eurimediterranee. Sono comunque quest’ultime, più adattabili, ad essere la maggioranza. La presenza di questa specie in un ambiente molto differente dal loro “optimum” è spiegabile con la relativa vicinanza della costa alle cave di Marocco, e con il fatto che molte di esse sono legate alle colture di cereali e vite, che negli anni si sono spostate dalla costa all’interno.
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